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Alabarda

Alabarda

La collana Alabarda

Qualche anno fa ero a spasso per la città di Torino. 
E’ una città che conosco poco e così, avendo qualche ora a disposizione, mi incamminai per le vie del centro. 
Scoprii una città molto bella, con una architettura d’altri tempi, direi aristocratica; non a caso fu la prima capitale d’Italia. 
Mi trovavo in piazza Castello quando sulla facciata di Palazzo Reale leggo una targa: ” Armeria Reale “. 
Incuriosito entro e scopro, all’interno di un palazzo bellissimo, una incredibile collezione di armature e di armi fra le più ricche al mondo. Vi sono lance, spade ed alabarde. Ce ne sono di tutte le taglie e misure, alcune famose, appartenute a personaggi illustri ed altre quasi sconosciute. Per un bambino che ama i soldatini sarebbe un incanto. 
Ebbene sì, devo confessarlo, quando ero bambino il gioco dei soldatini è stato per anni il mio passatempo preferito.
Mi ricordo delle interminabili ore passate a giocare, nella mia camera, con i soldatini, ad organizzare attacchi e difese, guerre ed intere battaglie. 
Non avevo un periodo storico di preferenza, o almeno ora non ricordo; quello che è ben presente nella mia mente sono le ore passate in silenzio, lavorando con la fantasia da bimbo per inventare inimmaginabili scene di battaglia con centinaia di piccoli amici di plastica. 
Era come avere a disposizione un esercito in miniatura tutto mio e con lui raccontare e costruire storie di pura fantasia.
Mi riprendo e torno con la mente, e non solo con la mente, all’osservazione delle armi, delle varie fogge e forme, quando la strana punta di un’alabarda cattura la mia attenzione. E’ molto simile a quella che aveva, quaranta anni fa, la lancia di un mio soldatino a cavallo.
Un inserviente mi fa un cenno; guardo l’ora e mi accorgo che è orario di chiusura. Con un po’ di dispiacere termino la visita ed esco da questo bel museo.
Sono in macchina e, guidando verso casa, ripenso alle stranezze della giornata. Non riesco a non pensare alla forma dell’ultima alabarda. 
Accosto in una piazzuola d’emergenza ed inizio a disegnarla.
Da una, le alabarde diventano due, poi tre e così via il foglio si riempie di strane punte e forme stilizzate di lance.
Arrivato a casa, o meglio, nel mio studio, osservo i disegni fatti in macchina. Uno di questi mi piace; lo allungo smagrendolo, poi lo divido in due e lo riassemblo come fosse davanti ad uno specchio ed ecco fatto. 
Ho davanti a me una bella forma; non è nuova, ma è ricca di storia. 
E’ una forma che ha il sapore medioevale e cavalleresco delle armi viste al museo ed al contempo è sinuosa e gentile con nulla di offensivo e tagliente.
Ne disegno 8 e fra l’una e l’altra disegno dei cerchi come fossero perle. Per dare maggiore luce rivesto le lance con diamanti bianchissimi e, per esaltare il contrasto fra il chiaro e lo scuro, alterno delle perle di Tahiti dai colori tendenti al verde ed all’obergine. 
Mi piace. E’ un gioiello che possiede sia lo spirito audace dei cavalieri d’un tempo, sia lo spirito magico delle principesse. Lo chiamerò ” Alabarda “.

Alberto Cotogno
Scultore e disegnatore di gioielli.

Per la cronaca: la collana “Alabarda” è un pezzo unico. E’ realizzata in oro bianco e diamanti naturali taglio a brillante. Le Perle sono Tahitiane della qualità Poe Rava.